Venezia (giovedì 27 febbraio 2025) — Cresce il movimento per la liberazione di Alberto Trentini, cooperante veneziano e lidense detenuto in Venezuela dal 15 novembre scorso. Mentre le istituzioni italiane continuano le trattative in un contesto complesso, aumentano le azioni per mantenere alta l’attenzione pubblica e sollecitare una soluzione.
di Alice Grieco
Il gruppo “Alberto Trentini Libero” ha già raccolto oltre 76.500 firme con una petizione online e ha lanciato il “Wall of Hope”, un sito web dove chiunque può caricare una foto con il banner “Alberto Trentini Libero”. Il banner è già stato esposto in sedi istituzionali come la municipalità del Lido di Venezia e il Comune di Bologna, oltre che in numerose manifestazioni pubbliche.
Sul sito sono già presenti centinaia di volti da tutto il mondo, tra amici, colleghi e sostenitori della causa. Alberto Trentini, cooperante impegnato in Venezuela con un’ONG per aiutare le comunità più vulnerabili, è stato accusato dal governo venezuelano di terrorismo—un’accusa controversa, considerando che l’Unione Europea non riconosce la legittimità dell’attuale governo di Caracas.
La madre di Alberto, Armanda Colusso Trentini, ha pubblicato una lettera aperta su La Repubblica, rivolgendosi direttamente alla Premier Giorgia Meloni: “Aspetto fiduciosa una sua risposta: aiuterebbe ad alleggerire la mia ansia e renderebbe l’attesa per il ritorno di Alberto più sopportabile.” Nel frattempo, il governo italiano, attraverso il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sta cercando di coinvolgere gli Stati Uniti per sbloccare la trattativa. Anche il senatore Nicola Fratoianni (AVS) ha chiesto un aggiornamento pubblico in Parlamento: “L’arresto di Alberto Trentini riguarda tutti noi. Il governo ci dica a che punto sono le trattative e cosa possiamo fare.”
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