Venezia (venerdì 21 febbraio 2025) — Il caso di Monica Busetto, operatrice socio-sanitaria condannata a 25 anni di carcere per l’omicidio della vicina Lida Taffi Pamio, continua a suscitare interrogativi. L’anziana fu trovata assassinata nella sua abitazione a Mestre nel dicembre 2012.
Busetto, arrestata nel 2014, fu incastrata da una catenina con tracce biologiche della vittima trovata in casa sua, ma si è sempre dichiarata innocente. Tre anni dopo, Susanna Lazzarini confessò lo stesso delitto, dopo essere stata arrestata per un altro omicidio simile. Inizialmente si dichiarò unica responsabile, poi coinvolse anche Busetto.
di Alice Grieco
La difesa ha sempre contestato la solidità delle prove e criticato le indagini. Lo scorso dicembre, la richiesta di revisione del processo è stata rigettata. Gli avvocati sostengono che la quantità di DNA sulla collana fosse insufficiente per un’incriminazione e che le impronte sul pavimento e il DNA trovato sull’interruttore della luce non appartenevano a Busetto.
La scena del crimine mostrava segni di estrema violenza:
- La vittima fu prima colpita con un oggetto contundente.
- Venne poi strangolata con un cavo della TV.
- Infine, fu accoltellata più di dieci volte.
- Aveva della carta in bocca, segno di un tentativo di soffocamento.
Non furono trovate tracce di effrazione, facendo ipotizzare che l’assassino fosse un vicino di casa.
Nel 2015, un altro omicidio simile scosse Mestre: Francesca Vianello, anziana amica della madre di Susanna Lazzarini, venne uccisa in casa. Lazzarini confessò e il movente risultò economico.
Successivamente, il DNA trovato sull’interruttore di Taffi Pamio risultò essere proprio di Susanna Lazzarini, che confessò anche questo delitto. Tuttavia, dopo tre confessioni in cui dichiarava di aver agito da sola, Lazzarini cambiò versione, coinvolgendo Monica Busetto.
Nonostante le dichiarazioni contraddittorie di Lazzarini, la giustizia ha ritenuto valida la prova del DNA sulla collana, condannando Monica Busetto a 25 anni di carcere. Lazzarini è stata invece condannata per omicidio in concorso, una decisione giudicata incoerente dalla difesa.
Gli avvocati continuano a chiedere una revisione del processo, sostenendo che il ragionevole dubbio non sia mai stato applicato. La famiglia di Monica Busetto chiede giustizia: «Sta pagando per un crimine che non ha commesso».
La vicenda è stata trattata dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, alimentando il dibattito su una condanna che continua a far discutere.
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