Il numero di possessori di partita Iva è tornato ad aumentare rispetto al 2020, anno dello scoppio della pandemia. Rimaniamo lontani dai numeri di vent’anni fa.
di Sara Panarella
A dirlo è il Centro Studi della CGIA – Associazione Artigiani e Piccole Imprese – di Mestre. Al 31 dicembre scorso, infatti, si contavano 5.045.000 lavoratori indipendenti, in leggero aumento rispetto a al 2020, anno della pandemia. Rimaniamo però ancora lontani dai 6,2 milioni registrati agli inizi del 2004.
Il trend positivo registrato nel numero dei lavoratori autonomi in questi ultimi tre anni è sicuramente ascrivibile alla ripresa economica maturata dopo l’avvento del Covid. Nel biennio 2021 e 2022 è cresciuto il Pil, conseguentemente è aumentata l’occupazione anche quella indipendente.
L’incremento non ha interessato tutte le regioni e neppure tutte le categorie. Sono aumentate le partite Iva non legate ad alcun Albo o Ordine professionale. Tra questi troviamo i web designer, i social media manager, i formatori, i consulenti aziendale e informatici, i pubblicitari.
Invece le attività che costituiscono il cosiddetto lavoro autonomo “classico”, quello degli artigiani, dei piccoli commercianti e degli agricoltori sono in costante diminuzione. Gli agricoltori sono diminuiti di 33.500 unità (-7,5 per cento), i commercianti di 203.000 (-9,7 per cento) e gli artigiani addirittura di quasi 258.500 (-15,2 per cento).
“Il crollo del numero degli artigiani e dei piccoli commercianti è ormai visibile a occhio nudo. Nelle città e nei paesi di periferia è sempre più in aumento il numero delle botteghe e dei negozi chiusi definitivamente. Va evitato tutto ciò, perché questa desertificazione abbassa notevolmente la qualità della vitadi tutti noi”, questa la dichiarazione di Renato Mason, segretario della Cgia.
Le provincie più colpite da questa contrazione sono state Vercelli, MassaCarrara, Biella, Alessandria e Rovigo.
Tag: agricoltori, artigiani, cgia mestre, partite iva, piccoli commercianti Last modified: Febbraio 10, 2024
