Secondo la Regione Veneto, le “Stanze panoramiche” sono la nuova frontiera del turismo ad alta quota. Ma queste opere aprirebbe le porte a nuove forme di deroga alle leggi che impediscono di edificare in alta montagna.
Gabriele Caruso
In Veneto potrebbero essere costruite fino a 172 “stanze panoramiche” per attrarre i turisti di alta quota da tutto il mondo. Questa è l’idea della Regione Veneto per consentire alle persone di ammirare il paesaggio circostante del proprio territorio. Collocate stabilmente sul suolo. le “stanze panoramiche” verrebbero istallate oltre i 1.600 metri di altitudine e pensate per ospitare fino a 2 posti letto ciascuna. Il materiale da utilizzare dovrebbe essere un materiale ecosostenibile o comunque di basso impatto.
Ad ogni modo c’è chi si oppone a questo progetto, come il consigliere regionale del Partito Democratico, Andrea Zanoni, che ha dichiarato: «La regione vuole approvare questi provvedimenti che sfregeranno le nostre montagne e l’ambiente. Gli alberghi panoramici potranno essere realizzati sopra il limite dei 1.600 metri in deroga alle norme vigenti”. “Per consentire ai cittadini di far sentire la propria voce e dichiarare la propria contrarietà alle leggi contro le montagne – spiega il rappresentante del Pd – lo scorso mercoledì pomeriggio ho lanciato una raccolta firme online che in poco tempo ha superato le 1.000 Sottoscrizioni. Anche molti veneti non sono d’accordo con queste leggi della regione».
Ed anche Europa Verde si è espressa contrariata in merito, attraverso le parole della consigliera regionale Cristina Guarda: «Trattare le nostre montagne come fossero dei musei per le élite o dei safari è una tentazione che questa giunta regionale sta portando a nuove vette. Una proposta che rischia di generare un vulnus per il patrimonio montano della nostra regione, perché riduce le nostre cime a luoghi del turismo luxury, accessibili per un selfie o un aperitivo in alta quota. Le conseguenze di questa filosofia, secondo cui tutto può essere trasformato in turismo, non rende onore a quel patrimonio naturale e storico che le nostre alture ci consegnano».
Last modified: Febbraio 5, 2024